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Il
caravanserraglio Khan al Wakalah sorge nel nucleo storico di Nablus,
seconda città palestinese dopo Ramallah. Utilizzato anticamente come
luogo di sosta, ristoro e scambio commerciale per i mercanti in transito
dall'Oriente, ha attraversato periodi di incuria, abbandono e attacchi militari
che ne hanno parzialmente demolito la struttura.
L'UNESCO, con il sostegno del governo spagnolo, ha avviato un progetto di
recupero che non si è limitato alla ricostruzione del manufatto ma
lo ha integrato nella vita della città, attrezzandolo con nuove funzioni
pubbliche e commerciali.
Attorno al cortile centrale del khan, storicamente utilizzato a servizio
esclusivo dei carovanieri, vengono organizzate alcune funzioni pubbliche:
un ristorante, una sala civica, un museo, un piccolo albergo e alcuni spazi
commerciali.
La pavimentazione del cortile, realizzata a casellario, è costituita
da lastre di arenaria locale tagliate in quattordici formati diversi, un
rimando alla tradizione locale della lavorazione lapidea.
In corrispondenza degli ingressi alle funzioni principali il formato della
pavimentazione si riduce, viene introdotto un modulo quadrato di 20x20cm.
Il disegno modulare costituisce un rimando ad un prodotto locale legato
all'immagine della città: il sapone artigianale di Nablus.
Sulla trama disegnata dalla pavimentazione si appoggiano alcuni elementi
in marmo di Carrara: una fontana monolitica a sfioramento, in luogo della
precedente andata perduta, e alcune sedute a ponte. L'impiego del marmo
di Carrara riprende i particolari costruttivi e materici presenti in una
moschea del centro storico di Nablus in cui lo stesso materiale, recuperato
da un manufatto di epoca romana, è stato reimpiegato per una vasca
di abluzione.
Il museo, l'albergo e il ristorante si sviluppano su due livelli, accessibili
dalle scale in pietra scavate nella massa della torre di ingresso. Nel ristorante
una scala di nuova costruzione si sviluppa su due rampe distinte per materiale
e linguaggio: la prima in muratura rivestita in legno di mogano, parzialmente
mascherata da una armadiatura fissa, la seconda in acciaio, preassemblata
in officina e collocata in opera.
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